Ciao, come stai?

La gente ha imparato a essere fredda, a toccare senza toccare, a guardare senza guardare, a sfiorare senza sfiorare. Si vive di frasi fatte: “Ciao, come stai?”. Nessuno vuole dire niente dicendolo, queste parole servono solo a evitare l’incontro autentico tra due persone. —Osho

Me lo sono chiesto più e più volte. Ogni volta che in luoghi affollati ho modo di osservare la gente—per quanto inquietante possa essere—nella mente si forma sempre lo stesso dubbio, prima o poi…

Interagiamo con gli altri perché non possiamo fare a meno di pensare a noi stessi?

Non credo esista domanda più sciocca e allo stesso tempo profonda di “come stai?”; la usiamo così spesso che ha perso valore, quasi come i “ti amo” alla fine di una conversazione noiosa tra una coppia annoiata. Non è un caso che gli inglesi si salutino lanciandosi casuali hi, how are you senza nemmeno dare un tono alla domanda. Non è più una domanda, soltanto un modo per occupare il vuoto silenzio tra due sconosciuti.

Ma allo stesso tempo è una domanda così profonda, se chi la fa vuole davvero sentire una risposta. Ti obbliga a guardarti dentro, mentre rispondi con un banale “bene” che però non soddisfa, e disegna immagini nella tua mente, accende ricordi, collega eventi. Un semplice “come stai?” può cambiare la direzione di una giornata. Se chi lo chiede vuole davvero avere una risposta.

Esiste ancora qualcuno interessato a connettersi con qualcun altro?

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3 pensieri su “Ciao, come stai?

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